Atacama Crossing 2008

Il risveglio mi offre un paesaggio incredibile, skyline con il vulcano LICANCABUR e, data l’altitudine, la trasparenza dei colori uguale a quelli di una sorgente d’acqua. Non ho nessuna vescica, solo un dolore lieve alle caviglie, fa meno freddo e la partenza è per le 8.

È la tappa dei guadi, ne faremo una ventina almeno, ma non mi preoccupano: dopo averne fatti almeno una cinquantina nel Gobi so a cosa vado incontro. Andiamo tutti piano e il paesaggio che incontriamo è davvero unico, l’acqua gelida mi aiuterà a sopportare il dolore delle caviglie.

La 2ª tappa è infinita, impiego 2 ore per fare 9 km e per due volte ancora subisco delle distorsioni alle caviglie, quella destra è la più grave. Resisto e vado avanti ma dal 2° al 3° CP cammino, non ce la faccio a correre, è veramente durissimo, inoltre si aggiunge un senso di nausea generale che mi impedisce quasi di respirare, non vedo l’ora di arrivare al campo, la bevanda che uso contenente sali e zuccheri mi fa letteralmente schifo, ho fame e vorrei mangiare qualche cosa ma non posso, allora mi concentro sulla cena che mi preparerò all’arrivo, dovrà essere buonissima.
L’effetto psicologico del cibo è fortissimo, desideri mangiare quello che ti sei portato tanto sai quanto buono è.
Ecco perché e importante scegliere alimenti appetibili, pensa se ti trovi davanti una busta liofilizzata che ti fa schifo!

Negli ultimi 10 km sento le forze ritornare, il terreno mi permette di correre un po’, supero alcuni concorrenti, sono 18° e affamato.
In questi 2 giorni ho provato molta fatica e dolore, spero le cose si mettano meglio perché non si può resistere a lungo in questo modo. Al campo invece è tutto molto bello come al solito.

Guadi Guadi

Guadi Guadi